Studio "2. pilastro 2020: analisi dei conti annuali degli enti di previdenza"

A colpo d’occhio

  • Lo studio PPCmetrics si basa sui dati riportati nei conti annuali ufficiali ed approvati degli enti di previdenza
  • Il documento si concentra su misure importanti e paragonabili tra loro
  • L’analisi poggia su di un universo esteso e rappresentativo, composto da 289 istituti di previdenza, capitale previdenziale pari all’incirca a CHF 730 miliardi e un totale di 3.4 milioni di assicurati

Bild YearBook 2020 klein.jpg

 

Obiettivo e valore aggiunto dello studio

Con questa pubblicazione, PPCmetrics presenta per la sesta volta lo studio “Analisi dei conti annuali degli enti di previdenza”. Le informazioni relative allo stato degli enti di previdenza svizzeri sono di enorme interesse per gli assicurati, per i responsabili e per l’opinione pubblica in generale. In aggiunta a tutte le analisi mostrate lo scorso anno, nella pubblicazione di quest’anno è stato aggiunto un capitolo relativo alla nuova linea guida tecnica relativa alla definizione del tasso tecnico (FRP / DTA 4). Oltre a ciò, il tema di maggior rilievo nel 2020 riguarda il Coronavirus e le sue conseguenze sugli enti di previdenza. In un ulteriore capitolo ci concentriamo quindi anche sull’evoluzione dei mercati finanziari nel 2020.

Lo studio analizza i dati contenuti nei conti annuali ufficiali e revisionati degli enti di previdenza. Questi dati sono caratterizzati da un alto grado di standardizzazione ed affidabilità. L’analisi si concentra su misure particolarmente importanti e comparabili tra loro. Infine, lo studio poggia su un universo esteso e rappresentativo, composto da 289 istituti di previdenza, con un patrimonio previdenziale accumulato pari a circa CHF 730 miliardi e 3.4 milioni di assicurati.

 

Download studio (in tedesco)

2020-10 II Säule 2020 Analyse Geschäftsberichte von Pensionskassen Version 18_nach Lektorat und Styling_Seite_01.png 

 

Risultati principali

I principali risultati dello studio, basati sui dati del 2019, possono essere riassunti nel seguente modo:

 

Corresponsione effettiva

Nel 2019, la corresponsione effettiva dei capitali di risparmio degli assicurati attivi è chiaramente aumentata. Rispetto al 2018, la corresponsione media è cresciuta di +1.15 punti-% (diritto pubblico +0.77 punti-%, diritto privato +1.23 punti-%). La corresponsione media si è assestata a 2.53% (2018: 1.38%) e quella mediana a 2.00% (2018: 1.00%). Rispetto all’anno scorso si vedono più di frequente valori elevati e in parte molto elevati legati alla corresponsione. Nel 2019, all’incirca un terzo degli enti di previdenza ha concesso una corresponsione maggiore a 2.50%. Anche nella parte bassa della distribuzione, le corresponsioni sono aumentate. Nel 2018 più della metà degli enti di previdenza (circa 55%) aveva concesso una corresponsione in linea al saggio minimo LPP pari a 1.00%, mentre nel 2019 la quota di enti è diminuita a circa 20%. Maggiori dettagli nel capitolo 2.

La corresponsione media dei capitali di risparmio è cresciuta in particolare grazie ai rendimenti assoluti particolarmente positivi e alla positiva evoluzione dei gradi di copertura. Rispetto all’anno scorso, la corresponsione è aumentata di +1.15 punti-% (2018: 1.38%, 2019: 2.53%). A livello medio, la corresponsione dell’anno 2019 rappresenta il secondo maggior valore dall’inizio delle nostre osservazioni nel 2008 (2008: 2.56%). Più di tre quarti degli enti di previdenza ha concesso una corresponsione superiore al saggio minimo LPP pari a 1.00%. 

Tasso d'interesse tecnico

Il trend relativo all’abbassamento del tasso tecnico è continuato, come negli anni scorsi, anche nel 2019 e in modo particolarmente marcato. Rispetto all’anno passato (2018), il tasso tecnico medio è diminuito da 1.99% a 1.76% (-0.23 punti-%). Rispetto a quanto osservato lo scorso anno, nel 2018 il livello dei tassi di mercato, misurati per mezzo dei rendimenti dei titoli della Confederazione con scadenza a 10 anni, è diminuito di circa -0.30 punti-%. Il tasso tecnico medio è quindi diminuito in modo leggermente meno marcato ai tassi di mercato. La differenza tra il tasso tecnico medio degli istituti di previdenza di diritto pubblico (1.96%) e quello degli istituti di diritto privato (1.71%) ammonta nel 2019 a 0.25 punti-% (2018: 0.32 punti-%). Nel 2019 si è dunque assistito ad un avvicinamento dei parametri. Come in passato, i vari tassi tecnici si sono posizionati in un’ampia banda che va da -0.36% a 3.50%. Va notato che l’ente che presenta il tasso tecnico più basso è caratterizzato esclusivamente da beneficiari di rendita.

 

Nell’anno appena trascorso il tasso tecnico medio è ancora diminuito di -0.23 punti-%, in modo maggiore rispetto all’anno scorso. I tassi tecnici medi sono comunque diminuiti in modo leggermente meno forte rispetto ai tassi di mercato (titoli della Confederazione a 10 anni).

Il tasso tecnico medio pari a 1.76% resta superiore al tasso d’interesse senza rischio. L’intervallo dei vari tassi tecnici (differenze tra enti) resta molto grande.

In occasione dell‘assemblea generale del 25.04.2019, la camera svizzera degli esperti in materia di previdenza professionale ha emanato una nuova linea guida / direttiva tecnica “FRP / DTA 4” relativa al tasso d'interesse tecnico. Il tasso tecnico raccomandato deve posizionarsi con un margine adeguato al disotto del rendimento netto atteso della strategia d’investimento e deve considerare “struttura e caratteristiche” dell’ente di previdenza. Una caratteristica importante della capacità di rischio strutturale di un ente di previdenza è la quota di beneficiari di rendita. Secondo la FRP / DTA 4, un ente di previdenza caratterizzato da un’alta quota di beneficiari dovrebbe scegliere un tasso tecnico più vicino ai tassi di mercato senza rischio.

La relazione tra tasso d’interesse tecnico e quota di beneficiari di rendita è molto debole e statisticamente non significante. Questo fatto non è in linea con i principi della nuova FRP / DTA 4.

La quota di enti di previdenza con un tasso tecnico maggiore al limite superiore fissato dalla FRP / DTA 4 per le Casse che implementano tavole generazionali (pari a 2.13%) è pari a 8% (12 enti su 152).

La quota di enti che superano lo stesso limite, ma per tavole per periodi (pari a 1.83%) è invece pari a 50% (62 enti su 121).

Rispetto al 2018, la corresponsione effettiva media è cresciuta di +1.15 punti-% a 2.53%. Questa viene confrontata ad una diminuzione del tasso tecnico medio di -0.23 punti-% a 1.76% (maggiori dettagli nel capitolo 3).

Per la prima volta dal 2008, la corresponsione media è maggiore al tasso tecnico medio implementato. Un ente di previdenza medio ha concesso nel 2019 una corresponsione di +0.77 punti-% maggiore al tasso tecnico. Nel confronto a lungo termine invece il tasso tecnico medio resta superiore alla corresponsione media degli enti.

 

Rendimento assoluto

Il rendimento assoluto medio di tutti gli enti di previdenza considerati nel 2019 è ammontato a +10.77% (mediano +10.92%). Il rendimento assoluto medio degli istituti di diritto pubblico è ammontato nel 2019 a +10.80% ed è stato molto simile a quello degli istituti di diritto privato pari a +10.76%. In generale, solo circa 3.9% degli enti di previdenza ha raggiunto nel 2019 un rendimento assoluto inferiore a +6%. D’altro canto circa 4.9% degli enti ha mostrato un rendimento superiore a +14%.

Rispetto all’anno scorso, l’intervallo dei rendimenti assoluti (differenza tra massimo e minimo) è risultato nel 2019 molto ampio, con performance da +20.05% a +1.80%. Più di due terzi degli enti di previdenza hanno raggiunto nel 2019 un rendimento assoluto tra +9.0% e +12.5%.

Tutti i 271 enti di previdenza analizzati hanno mostrato senza eccezioni risultati assoluti positivi. Ciononostante, sia nella parte alta della curva che in quella bassa si notano dei cosiddetti “outlier”.

L’ente di previdenza medio, contraddistinto da un rendimento assoluto medio positivo pari a circa +10.8%, ha deciso di assegnare una corresponsione del capitale di risparmio di 2.51%. Anche in caso di rendimenti simili, si notano forti oscillazioni nella corresponsione effettiva. Altri fattori, come ad esempio la capacità di rischio, hanno avuto un importante influsso nella decisione della corresponsione (maggiori dettagli nel capitolo 4).

In linea generale si potrebbe notare l’esistenza nel 2019 di una relazione positiva tra rendimento assoluto e corresponsione effettiva, anche se questa spiega solo una parte della dispersione delle corresponsioni. Rispetto all’anno passato, solo una minima parte di enti di previdenza ha deciso di concedere solo il saggio minimo LPP pari a 1.0%.

A seguito del forte aumento dell'incidenza del virus Sars-CoV-2 al difuori della Cina, il 30 gennaio 2020 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato un'emergenza sanitaria mondiale e, a causa dell'estensione della diffusione del virus Sars-CoV-2, in data 11 marzo 2020 ha dichiarato una pandemia mondiale COVID 19. Dopo un'iniziale esitazione sui mercati, dal 19 febbraio 2020 è apparso evidente che la diffusione internazionale del virus Sars-CoV-2 avrebbe influenzato anche la situazione dei mercati finanziari.

 

Da metà febbraio a fine marzo 2020 si sono osservati massicci sconvolgimenti sui mercati. Le banche centrali e i governi di tutto il mondo sono successivamente intervenuti su una scala mai vista prima. Ciò ha portato nel periodo successivo ad una temporanea stabilizzazione della situazione e ad una massiccia e rapida ripresa dei mercati finanziari, unica nel suo genere in termini storici. Nonostante il continuo aumento del numero di casi a livello mondiale e la rinnovata ripresa in Europa, il recupero dei mercati finanziari alla data di riferimento 28.09.2020è ancora in corso.

A partire da 28.09.2020 molti mercati si sono ripresi e le strategie d'investimento tipiche degli enti di previdenza svizzeri hanno spesso generato un rendimento assoluto positivo alla data di riferimento (media dei portafogli delle Casse Pensioni tra +1.08 e +1.51%). L'ulteriore sviluppo della pandemia di Coronavirus e lo sviluppo dei mercati rimangono associati a una grande incertezza. Anche il basso livello dei tassi d'interesse rimane una grande sfida per gli enti di previdenza.

Rendimento assoluto / dimensione degli istituti di previdenza

Gli istituti di previdenza di maggiori dimensioni, ad esempio grazie ad una migliore posizione negoziale in sede di assegnazione dei mandati o grazie a maggiori analisi, mostrano in media rendimenti assoluti più elevati rispetto ai piccoli istituti di previdenza? Nel periodo di analisi negli anni 2018 e 2019, nel presente studio la dimensione del capitale non ha avuto alcun impatto sul rendimento assoluto dell’ente di previdenza. Questo fatto è di particolare interesse in quanto nei due anni diverse categorie d’investimento distinte hanno mostrato risultati positivi. In media i risultati del 2018 sono stati negativi, mentre quelli del 2019 particolarmente positivi. La base dati relativa agli ultimi 2 anni non può confermare l’ipotesi che i grandi istituti di previdenza hanno un vantaggio comparativo a livello di performance rispetto a quelli piccoli (maggiori dettagli nel capitolo 5).

Nel periodo dal 2018 al 2019, i grandi istituti di previdenza non hanno mostrato in media rendimenti assoluti migliori rispetto a quelli piccoli.

 

Grado di copertura sottoposto a rischio

Il grado di copertura sottoposto a rischio misura l’onere dei portatori di rischio degli istituti di previdenza svizzeri. L’analisi mostra che in generale la capacità di rischio degli enti di previdenza svizzeri è migliorata nel corso del 2019. Il grado di copertura sottoposto a rischio medio degli enti a capitalizzazione integrale è aumentato da 89.0% (2018) a 102.3% (2019), posizionandosi ad un livello molto simile aquello raggiunto a fine 2017 (102.4%). Un grado di copertura sottoposto a rischio inferiore a 100% implica che al giorno di riferimento le rendite garantite non possono essere finanziate senza un supporto da parte dei portatori di rischio. Il chiaro miglioramento del grado di copertura sottoposto a rischio nel corso del 2019 va ricondotto in particolare ai rendimenti assoluti positivi raggiunti dagli istituti. Nel 2019 i tassi di mercato non hanno subito variazioni importanti, per cui non si è assistito a grandi variazioni nel valore (presente) degli impegni. Maggiori dettagli nel capitolo 6.

Il grado di copertura sottoposto a rischio misura in modo trasparente e paragonabile l’effettiva situazione finanziaria degli istituti di previdenza dal punto di vista dei portatori di rischio. Nel 2019, il valore medio di tale grado di copertura è aumentato, soprattutto a causa dei risultati assoluti positivi degli investimenti, da 89.0% (2018) a 102.3% (2019) e si è posizionato ad un livello simile di quello del 2017 (102.4%). Un valore superiore a 100% implica che a fine 2019 il capitale restante dopo aver “scorporato” gli impegni previdenziali correnti a prezzi di mercato era leggermente superiore alle prestazioni di uscita degli assicurati attivi.

 

 

 

Nel 2019, il grado di copertura sottoposto a rischio medio è aumentato in modo più forte di quello tecnico. Una delle cause risiede nel fatto che i portatori di rischio, pur avendo a disposizione una quota limitata di capitale, si fanno carico dell’intero rischio dell’ente di previdenza. Perciò, nel grado di copertura sottoposto a rischio risulta un effetto leva.

Spese di gestione patrimoniale

I costi di gestione patrimoniale ricoprono un ruolo centrale sia per l’opinione pubblica, sia per gli attori attivi nel mercato degli enti di previdenza. Nel 2019, tali costi sono ammontati in media a 0.42% degli investimenti trasparenti (mediano pari a 0.38%). Rispetto all’anno passato sia il valore medio, sia il mediano sono leggermente diminuiti (nel 2018 media 0.44%, mediano 0.40%). All’incirca 93% (2018: 97.0%) degli enti di previdenza mostrava una trasparenza degli investimenti tra 98% e 100%. Per i dettagli vi rimandiamo al capitolo 7.

Rispetto al 2018, i dati relativi ai costi di gestione patrimoniale sono leggermente diminuiti. La quota di enti di previdenza con un’alta trasparenza degli investimenti rimane elevata.

 

Aliquote di conversione implementate

Le aliquote di conversione implementate dagli istituti di previdenza ammontano al 01.01.2020 in media e in mediano a 5.56% (media al 01.01.2019 pari a 5.75%, mediano 5.8%). In circa il 17% (2018: 27%) dei casi analizzati, le aliquote erano superiori a 6.0%, mentre nel 18.5% (2018: 8.5%) dei casi esse erano inferiori a 5.0%. Ciò comporta che per la prima volta osserviamo una quota maggiore di istituti con un’aliquota inferiore a 5.00% rispetto ad istituti con un’aliquota superiore a 6.00%. Rispetto all’anno scorso, entrambe le misure sono diminuite. Tali valori si inseriscono in una banda che spazia da 3.5% (minimo) a 7.2% (massimo). Considerando il livello dei tassi di interesse di mercato al 31.12.2019, l’aliquota di conversione “economicamente” neutrale si posizionerebbe a 3.57%.

Considerando il livello dei tassi d’interesse a fine 2019, l’aliquota di conversione ammonta a circa 3.57%. L’aliquota di conversione media ammonta a 5.56% e di conseguenza superiore a questa. Ciò significa che in una visione economica, per le rendite future, sarà necessario molto più capitale di quanto a disposizione al pensionamento. 

Altri indicatori

Un ulteriore analisi confronta le aliquote di conversione future (tra massimo 10 anni) già rese note da parte degli enti di previdenza. Gli istituti di previdenza all’interno di questo confronto mostrano aliquote di conversione future pari in media a 5.39%. rispetto al valore dell’anno passato (2018: 5.58%) si è assistito ad una chiara diminuzione di -0.19 punti-%. Questo mostra che per il futuro bisognerà calcolare di avere delle aliquote di conversione inferiori a quelle attuali. Maggiori dettagli sono presenti al capitolo 8.

L‘attuale (al 01.01.2020) aliquota di conversione media degli istituti di previdenza considerati ammonta a circa 5.56% (al 01.01.2019: 5.75%) e, secondo le informazioni al giorno di riferimento, nei prossimi anni è destinata a diminuire in media a circa 5.39%. Rispetto agli anni passati, le aliquote di conversione future sono quindi diminuite in modo marcato.

 

 

 

 

Solo 2 enti di previdenza di diritto privato su 231  sono ancora gestiti nel primato delle prestazioni. Per contro, all’incirca 11% degli istituti di previdenza di diritto pubblico è ancora gestito in quel primato. Il primato dei contributi rappresenta quindi il tipo di primato dominante.

Per quanto riguarda le tavole di mortalità implementate, la quota di istituti di previdenza che ha scelto le tavole per generazioni rispetto a quelle per periodi è ancora aumentata. A fine 2019, per la prima volta abbiamo registrato più enti di previdenza con tavole per generazioni (56%; anno scorso: 48%) rispetto ad enti con tavole per periodi.

La quota media (a livello tecnico) di capitale di previdenza in mano agli assicurati attivi rispetto al capitale di previdenza totale ammontava a circa 53% e, rispetto all’anno scorso, è ancora leggermente diminuita. Gli enti di previdenza che rappresentano il 50% dei dati attorno al mediano (secondo e terzo quartile) mostrano quote tra circa 42% e 65%. Maggiori dettagli nel capitolo 9.

Le strategie d’investimento degli istituti di previdenza mostrano come in passato una grande varietà, con le Obbligazioni in CHF, le Azioni Estere e gli Immobili a ricoprire un ruolo importante nell’ambito delle categorie d’investimento scelte. I pesi strategici in Obbligazioni in CHF e in Obbligazioni in Valuta Estera sono leggermente diminuiti rispetto all’anno passato, mentre le quote in Immobili e Investimenti Alternativi leggermente aumentate. Alcuni enti di previdenza hanno fissato la propria strategia d’investimento con pesi neutrali superiori ai limiti di categoria fissati dall’Art. 55 OPP 2. In questo ambito, 1 ente di previdenza presentava una quota di Azioni superiore al limite del 50%, 17 enti di previdenza una quota di Investimenti Alternativi superiore a 15% e 29 enti una quota di Immobili superiore a 30%. In totale, 45 enti di previdenza su 253 analizzati (circa 17.8%) hanno superato almeno un limite d’investimento OPP 2. Ricordiamo che uno scostamento dai limiti OPP 2 va mostrato in modo trasparente nell’allegato ai conti annuali. Per i dettagli vi rimandiamo al capitolo 9.